Lavoro all’interno degli enti pubblici da circa 20 anni e per l’esperienza che ho , principalmente come project manager, responsabile della sostenibilità ambientale e agente del cambiamento, ho avuto modo di sviluppare una visione globale e sistemica, grazie ad un confronto continuo con le tematiche ambientali dal punto di vista tecnico, sociale, regolamentare, gestionale , di relazione con i cittadini e gli stakeholder e di network con le comunità locali, nazionali ed internazionali.
In questi ultimi anni il tema dell’innovazione della pubblica amministrazione è diventato “finalmente” centrale ed ha avuto una grande accelerazione. Non si tratta solo di digitalizzazione, ma è un cambio epocale di mentalità, di approccio del ruolo del pubblico che invece che essere un semplice ente che amministra e governa (command and control) , diventa anche soggetto propulsore e creatore a livello locale di opportunità per il proprio territorio e per la cittadinanza.
Si è compresa, la necessità non solo di amministrare bene i problemi contingenti e conosciuti, ma anche di farsi trovare pronti a gestire quello che sta per accadere o che accadrà, anche se non sappiamo cosa sia, Si passa così da un approccio della gestione dell’emergenza a quella della gestione del rischio. Ma a livello globale è successo molto di più, le città si sono trovate ad essere i veri protagonisti del cambiamento a scala planetaria, assumendosi impegni, ma anche sfide, che traguardano i confini nazionali, essendo state riconosciute come il luogo dove nascono i problemi, ma soprattutto il luogo dove si trovano le soluzioni. Ed è per questo, che le città si stanno trasformando sempre di più in veri e propri HUB innovativi, dove sperimentare attraverso co-progettazioni, laboratori partecipati, partnership Pubblico-Privato, le soluzioni a problemi di oggi e di domani.
Ma gli enti pubblici si sono preparati ad affrontare questo cambiamento?
I dipendenti dal posto fisso sono in grado di accettare tale trasformazione?
E’ semplicemente una questione di rinnovamento generazionale oppure è il modello organizzativo, gerarchico e funzionale che va adattato?
In questa sfida, le città medie/piccole italiane hanno le stesse opportunità delle grandi città?