Ad agosto 2020 ho aderito ad una manifestazione d’interesse per fare il Commissario ad Acta del PLUS Cagliari 21 (PLUS: Piano Locale Unitario dei Servizi alla persona), uno dei più popolosi in Sardegna, comprendente 8 comuni della Città Metropolitana di Cagliari. Con DPGR fui nominato ai primi di ottobre per due mesi eventualmente rinnovabili per altri due. Il mio compito era quello di mandare avanti la normale amministrazione per non creare disagio alla popolazione delle fasce più deboli che usufruiscono di quei servizi e individuare un nuovo Comune capofila.
In Sardegna insistono 25 PLUS nel territorio, in Italia circa 500. Avevo sentito dire che anche altri PLUS non attraversavano un momento felice. La mia preoccupazione aggiuntiva fu quindi quella di cercare una soluzione che potesse andare bene non solo per quel PLUS ma che fosse universale nel caso si fosse ripetuto l’evento altrove.
Gli otto Comuni da anni si dibattevano in una situazione di disagio. Gli otto Sindaci non riuscivano più a sedersi intorno allo stesso tavolo e la funzionaria delle Politiche Sociali del Comune capofila che reggeva anche le sorti del PLUS e che lo aveva condotto con entusiasmo fin dalla sua nascita, nel tempo aveva fatto presente che non riusciva più a governarlo, mostrando segni di cedimento.
Il Comune capofila, qualche anno prima, aveva proposto di creare un Consorzio governato da un esterno creando un Consiglio d’Amministrazione e esternalizzando di fatto il controllo e probabilmente anche tutti i servizi e forse il personale. Quando alcuni Sindaci si resero conto che questo avrebbe comportato costi aggiuntivi e non necessariamente un miglioramento del servizio, si misero di traverso e la frattura fu completa. La situazione si trascinò per circa un anno e mezzo fino alla decisione della D.G. delle Politiche Sociali e dell’Assessore regionale alla Sanità e Politiche Sociali di far commissariare il PLUS Cagliari 21 per evitare situazioni pregiudizievoli per gli assistiti.